Leshmaniosi cane: una guida completa

Cos'è la leshmaniosi del cane
La leshmaniosi del cane è una malattia infettiva cronica e potenzialmente letale causata da un protozoo appartenente al genere Leishmania, in particolare Leishmania infantum in Europa. Questa patologia è endemica in numerosi paesi del bacino del Mediterraneo, compresa l’Italia, e rappresenta un importante problema di sanità pubblica e veterinaria, sia per le conseguenze sull’animale che per il suo potenziale ruolo zoonotico.
Agente eziologico: Leishmania infantum
Leishmania infantum è un protozoo intracellulare obbligato che infetta principalmente i macrofagi del sistema immunitario. All’interno dell’ospite si presenta in forma amastigote, priva di flagello, mentre nel vettore si trasforma nella forma promastigote, flagellata e mobile, necessaria alla trasmissione.
Questo parassita è in grado di eludere i meccanismi immunitari del cane, instaurando infezioni latenti, subcliniche o conclamate, a seconda della risposta immunitaria dell’animale.
Ciclo biologico
Il ciclo vitale di Leishmania infantum è digenetico, ovvero si svolge tra due ospiti:
- Il cane (ospite vertebrato): dove il parassita prolifera nei tessuti, in particolare all’interno dei macrofagi.
- Il flebotomo (ospite invertebrato/vettore): un piccolo insetto ematofago del genere Phlebotomus, noto anche come pappatacio.
Durante il pasto di sangue, il flebotomo infetto inocula le forme promastigoti nel derma dell’animale. Una volta fagocitati dai macrofagi, i parassiti si trasformano in amastigoti e si moltiplicano, diffondendosi per via ematica e linfatica in diversi organi.
Una zoonosi a impatto globale
La leshmaniosi del cane è riconosciuta come una zoonosi, cioè una malattia trasmissibile dagli animali all’uomo. Sebbene il cane non infetti direttamente l’uomo, esso rappresenta un serbatoio fondamentale del parassita. La trasmissione all’essere umano avviene attraverso la puntura di flebotomi infetti che abbiano precedentemente punto un cane malato. Nei paesi endemici, la leishmaniosi umana si manifesta in forma viscerale (grave e sistemica) o cutanea. L’immunodepressione, ad esempio nei soggetti HIV-positivi, rappresenta un fattore predisponente all’infezione.
Nota tecnica: La leshmaniosi del cane non è trasmessa da cane a cane o da cane a uomo senza l’intervento del flebotomo, eccezion fatta per rarissimi casi di trasmissione verticale (dalla madre ai cuccioli) o attraverso trasfusioni di sangue infetto.
Trasmissione e diffusione geografica
La leshmaniosi del cane è una malattia vettore-trasmessa, la cui presenza e incidenza sono strettamente legate alla distribuzione e all’attività del flebotomo, piccolo insetto vettore appartenente al genere Phlebotomus. Comprendere le dinamiche di trasmissione e le zone di diffusione è essenziale per impostare efficaci strategie di prevenzione.
Il vettore: il flebotomo
Il flebotomo, comunemente noto come pappatacio, è un insetto di piccole dimensioni (2-4 mm), silenzioso e attivo soprattutto al crepuscolo e durante la notte. Solo la femmina è ematofaga, ovvero si nutre di sangue, necessario per completare il ciclo riproduttivo.
Durante il pasto di sangue su un cane infetto, il pappatacio ingerisce i macrofagi contenenti amastigoti. All'interno dell’intestino del flebotomo, i parassiti si trasformano in promastigoti e si moltiplicano, diventando infettanti. Alla successiva puntura, i promastigoti vengono inoculati in un nuovo ospite.
Il ciclo si compie esclusivamente attraverso il vettore, rendendo il flebotomo un anello fondamentale per la sopravvivenza e la diffusione del parassita.
Nota integrativa: Oltre alla trasmissione mediata dal flebotomo e ai rari casi documentati di trasmissione verticale (dalla madre ai cuccioli) e tramite trasfusioni di sangue infetto, è stata anche osservata la possibilità di trasmissione venerea (per via sessuale). Quest’ultima forma è estremamente rara e oggetto di ulteriori studi, ma va comunque considerata nelle situazioni a rischio.
Stagionalità della trasmissione
L’attività del flebotomo è fortemente stagionale, concentrandosi nei mesi più caldi e umidi:
- In Italia: generalmente da maggio a ottobre, con variazioni in base al clima locale.
- I picchi si registrano tra giugno e settembre, quando le temperature sono favorevoli alla riproduzione degli insetti.
Durante i mesi freddi, l’attività del vettore si interrompe, ma il rischio di trasmissione può riattivarsi rapidamente al primo rialzo termico.
Diffusione geografica
La leshmaniosi del cane è considerata endemica in numerose aree del mondo, con concentrazioni elevate in:
- Europa meridionale: Italia, Spagna, Portogallo, Grecia e Francia meridionale.
- Africa settentrionale: Marocco, Tunisia, Algeria.
- Asia sud-occidentale: Turchia, Medio Oriente.
- America Latina: Brasile, Colombia, Venezuela, tra gli altri.
Italia: situazione epidemiologica attuale
L’Italia è uno dei paesi europei con la maggiore incidenza di casi canini, soprattutto in regioni:
- Centro-meridionali (Campania, Lazio, Sicilia, Calabria, Puglia)
- Costiere e insulari (Sardegna, Toscana)
Negli ultimi anni, complici i cambiamenti climatici e la mobilità degli animali, si osserva un’espansione anche verso: - Aree collinari e prealpine del Nord, precedentemente considerate non a rischio.
Fattori di rischio ambientale e comportamentale
La presenza del vettore non è l’unico elemento da considerare. Alcuni fattori aumentano il rischio di contrarre l’infezione:
- Ambienti rurali, boschivi o umidi, con vegetazione fitta e crepe nei muri (luoghi ideali per il riposo del pappatacio).
- Animali che vivono all’aperto, soprattutto in orari notturni.
- Assenza di misure protettive, come repellenti o barriere fisiche.
Anche viaggi o trasferimenti in aree endemiche, se non gestiti con adeguata profilassi, espongono il cane a un rischio concreto.
Nota scientifica: I cambiamenti climatici stanno modificando la geografia della leishmaniosi. L’aumento delle temperature medie ha ampliato il range di sopravvivenza del vettore verso nord, rendendo la prevenzione rilevante anche in regioni una volta non interessate.
Sintomatologia
La leshmaniosi del cane può manifestarsi in forme molto variabili, rendendo spesso la diagnosi clinica iniziale complessa. I sintomi dipendono da numerosi fattori: la risposta immunitaria del cane, il tempo trascorso dall’infezione, la carica parassitaria e l’eventuale presenza di coinfezioni. In alcuni soggetti, la malattia può rimanere latente per mesi o anni prima di diventare evidente.
Forme cliniche principali
Forma viscerale (sistemica)
È la manifestazione più grave e coinvolge organi interni come fegato, milza, reni e midollo osseo. Spesso si accompagna a:
- Perdita di peso marcata e progressiva
- Letargia e affaticamento persistente
- Febbre intermittente
- Aumento di volume di milza e linfonodi (linfoadenomegalia, splenomegalia)
- Anemia e alterazioni ematologiche
Forma cutanea
Può presentarsi isolata o insieme alla forma sistemica. I sintomi cutanei sono tra i primi a essere notati dal proprietario:
- Alopecia simmetrica, in particolare intorno agli occhi, orecchie e muso
- Dermatite secca e desquamante, con possibile formazione di croste
- Ulcere cutanee, più comuni su arti e prominenze ossee
- Onicogrifosi (crescita eccessiva e deformata delle unghie)
- Ispessimento del padiglione auricolare
Sintomi oculari
- Congiuntivite bilaterale
- Blefarite (infiammazione delle palpebre)
- Uveite anteriore o posteriore, che può compromettere la vista
- Cheratite (infiammazione della cornea), talvolta con ulcere
Queste manifestazioni oculari possono essere uniche o associate ad altre forme sistemiche.
Sintomi articolari e muscolari
L’infiammazione cronica e i complessi immuni generati dalla presenza del parassita possono provocare:
- Zoppia intermittente
- Poliartrite (infiammazione di più articolazioni)
- Rigidità muscolare
- Dolore diffuso agli arti
In alcuni cani, questo porta a una diagnosi errata di artrosi o displasia, se non si considerano attentamente gli altri segni clinici.
Manifestazioni renali
L’insufficienza renale è una delle principali cause di morte nei cani affetti da leishmaniosi:
- Proteinuria (perdita di proteine con le urine)
- Iperazotemia (aumento di urea e creatinina)
- Sindrome nefrosica nei casi avanzati
Il danno renale deriva spesso da glomerulonefrite immunomediata, provocata dall’accumulo di immunocomplessi a livello glomerulare.
Altri sintomi osservabili
- Epistassi (sanguinamento nasale), spesso unilaterale
- Iperpigmentazione cutanea
- Erosioni o piaghe nella regione nasale o plantare
- Atrofia muscolare, soprattutto nei soggetti con malattia cronica
- Alterazioni del comportamento (apatia, disorientamento), nei casi con coinvolgimento neurologico
Nota clinica: Alcuni cani possono essere portatori asintomatici per lunghi periodi. Tuttavia, anche in assenza di sintomi, sono in grado di infettare i flebotomi e contribuire alla diffusione della malattia.
Diagnosi
La diagnosi della leshmaniosi cane non si basa su un singolo parametro, ma su un approccio integrato che combina:
- Anamnesi e sintomatologia clinica
- Esami sierologici e molecolari
- Analisi ematobiochimiche e urinarie
- Tecniche citologiche o istologiche
Individuare la malattia in fase iniziale consente di migliorare la prognosi e di limitare la diffusione del parassita.
Anamnesi e segni clinici sospetti
Il primo passo nella valutazione di un cane potenzialmente infetto è la raccolta dei dati anamnestici:
- Residenza o soggiorni in aree endemiche
- Esposizione notturna all’aperto
- Assenza di protezione antiparassitaria
- Presenza di sintomi compatibili (vedi Capitolo 3)
Tuttavia, poiché i segni clinici possono sovrapporsi ad altre patologie, è essenziale confermare la diagnosi con indagini di laboratorio.
Esami sierologici
Gli esami sierologici misurano la presenza di anticorpi specifici anti-Leishmania e sono il punto di partenza più comune per la diagnosi.
- IFAT (Immunofluorescenza indiretta):
Considerato il gold standard in Europa per la sua elevata sensibilità e specificità, anche se può non distinguere tra infezione attiva e pregressa. - ELISA (Enzyme-Linked Immunosorbent Assay):
Particolarmente utile per lo screening su larga scala, grazie alla possibilità di automazione e standardizzazione dei risultati.
In alcuni Paesi o linee guida, l’ELISA è preferito proprio per queste caratteristiche, mentre l’IFAT resta più comune in Europa meridionale. - Rapidi test immunocromatografici:
Utili per un primo screening in ambulatorio. Possono però dare falsi negativi nelle fasi precoci o con titoli anticorpali bassi.
Nota importante: un test sierologico positivo da solo non conferma la malattia clinica. Va sempre integrato con il quadro clinico e con altri esami (molecolari e citologici), per evitare sovradiagnosi o diagnosi errate.
Esami molecolari
- PCR (Polymerase Chain Reaction):
- Permette la rilevazione diretta del DNA di Leishmania.
- È particolarmente utile nei casi sospetti ma sieronegativi o per confermare infezioni attive.
- Campioni tipici: sangue, linfonodi, midollo osseo, congiuntiva.
La PCR è estremamente sensibile e specifica, ma può non essere disponibile in tutti i laboratori veterinari.
Esami citologici e istologici
- Aspirato linfonodale o midollare:
- Ricerca diretta di amastigoti di Leishmania nei macrofagi.
- Richiede competenza nell’interpretazione microscopica.
- Biopsie cutanee o di milza:
- Utilizzate in casi refrattari o complessi.
- Possono essere associate a colorazioni speciali (Giemsa, immunoistochimica).
Queste tecniche sono invasive, ma forniscono una diagnosi certa nei casi più ambigui.
Ematochimica e urinalisi
Anche se non specifici per la leishmaniosi, questi esami sono fondamentali per valutare lo stato clinico generale e la gravità dell’infezione:
- Esami del sangue:
- Anemia normocitica normocromica
- Leucocitosi o leucopenia
- Ipergammaglobulinemia e ipoalbuminemia
- Profilo biochimico:
- Elevati livelli di urea e creatinina (danno renale)
- Aumento degli enzimi epatici
- Urinalisi:
- Proteinuria (spesso precoce)
- Rapporto proteine/creatinina urinaria (UPC)
Attenzione: la leishmaniosi può mimare patologie renali, epatiche o autoimmuni. Gli esami ematochimici non vanno mai interpretati isolatamente.
Diagnosi differenziale
È essenziale escludere patologie con sintomi simili:
- Ehrlichiosi
- Neoplasie sistemiche
- Insufficienza renale cronica
- Malattie autoimmuni
- Dermatiti croniche o endocrine
Conclusione operativa: la diagnosi definitiva si ottiene solo con l’integrazione dei dati clinici e laboratoristici. Nessun test, da solo, è sufficiente.
Il trattamento della leishmaniosi canina è complesso e non ha come obiettivo la guarigione completa, ma la gestione clinica della malattia. Il parassita tende infatti a persistere nell’organismo anche dopo la scomparsa dei sintomi. Una corretta terapia può comunque portare alla remissione clinica prolungata e a una buona qualità della vita.
Trattamento
Il trattamento della leshmaniosi cane è complesso e non ha come obiettivo la guarigione completa, ma la gestione clinica della malattia. Il parassita tende infatti a persistere nell’organismo anche dopo la scomparsa dei sintomi. Una corretta terapia può comunque portare alla remissione clinica prolungata e a una buona qualità della vita.
Terapie farmacologiche principali
Attualmente, il trattamento prevede combinazioni farmacologiche, scelte in base alla gravità del quadro clinico, alla funzione renale e alla risposta immunitaria del paziente.
1. Antimoniato di meglumina
- Nome commerciale: Glucantime®
- Via di somministrazione: sottocutanea o intramuscolare
- Durata: 4–6 settimane
- Meccanismo: interferisce con il metabolismo del parassita, riducendone la replicazione.
Effetti collaterali possibili: dolore nel sito d’iniezione, tossicità renale o pancreatica (va evitato nei pazienti con compromissione renale severa).
2. Allopurinolo
- Nome commerciale: Zyloric®, generici
- Via di somministrazione: orale
- Durata: variabile, spesso a lungo termine (mesi o anni)
- Meccanismo: inibisce la sintesi del DNA del parassita.
Effetti collaterali possibili: formazione di calcoli urinari (xantinuria), necessita di monitoraggio urinario regolare.
3. Miltefosina
- Nome commerciale: Milteforan®
- Via di somministrazione: orale
- Durata: 28 giorni
- Meccanismo: agisce sulle membrane cellulari del parassita.
- Vantaggi: buona tollerabilità nei cani con insufficienza renale.
- Effetti collaterali possibili: vomito, diarrea, anoressia (più frequenti nei primi giorni di trattamento).
Nota importante: la miltefosina non è raccomandata come monoterapia. Va sempre associata all’allopurinolo per limitare lo sviluppo di resistenze e garantire un trattamento più efficace e duraturo.
Altre opzioni terapeutiche
- Domperidone: utilizzato in alcuni casi come immunostimolante per stimolare la risposta immunitaria di tipo Th1, favorendo il controllo dell’infezione.Tuttavia, va precisato che il domperidone non è un farmaco di prima linea nel trattamento della fase conclamata della malattia.
- È più indicato:
- Nella prevenzione, ad esempio in cani sieropositivi asintomatici;
- Come coadiuvante in piani di gestione a lungo termine, per potenziare la risposta immunitaria del cane.
- Supporto nutrizionale: fondamentale in soggetti con grave perdita di peso o problemi renali.
- Terapie secondarie: per gestire i sintomi specifici (es. antibiotici in caso di infezioni cutanee secondarie, antinfiammatori per artriti).
Durata e monitoraggio del trattamento
La terapia della leishmaniosi non termina con la fine dei farmaci principali. È fondamentale:
- Monitorare il paziente ogni 3–6 mesi con:
- Esami ematochimici e urinari
- Titolo anticorpale (IFAT)
- Peso corporeo e stato generale
- Valutare recidive o peggioramenti clinici
- Adeguare la terapia in base alla risposta
L’obiettivo non è eradicare il parassita, ma mantenere il cane in una fase subclinica stabile e priva di sofferenza.
Gestione delle recidive
Le recidive sono possibili anche anni dopo la prima manifestazione. Spesso si presentano con:
- Peggioramento cutaneo
- Proteinuria ricorrente
- Ripresa dei segni sistemici
In questi casi:
- Si ripete il trattamento con le stesse molecole o con combinazioni diverse
- Si valuta la funzionalità renale per modificare il protocollo
La compliance del proprietario è fondamentale per individuare segni precoci di ricaduta.
Prognosi a lungo termine
La prognosi dipende da:
- Gravità clinica al momento della diagnosi
- Coinvolgimento renale
- Risposta immunitaria del cane
- Regolarità nel follow-up
I cani trattati correttamente possono vivere molti anni in buona salute, pur restando sieropositivi.
Nota etica: la leishmaniosi non è una condanna. Con un trattamento adeguato e continuità nelle cure, moltissimi cani vivono una vita lunga, attiva e priva di sintomi gravi.
Prevenzione
La prevenzione della leshmaniosi del cane si basa su una strategia integrata che ha come obiettivo la riduzione dell’esposizione al vettore (flebotomo), la stimolazione della risposta immunitaria dell’animale e un’attenta sorveglianza clinica.
Poiché la malattia è trasmessa esclusivamente dal flebotomo, ogni intervento mirato a impedire il contatto tra insetto e cane è potenzialmente salvavita.
Controllo del vettore
Uso di repellenti topici
L’impiego costante di antiparassitari a effetto repellente è la prima barriera contro l’infezione:
- Collari impregnati (es. deltametrina):
- Protezione duratura (fino a 6–8 mesi)
- Efficacia scientificamente dimostrata nel ridurre la trasmissione
- Spot-on (pipette):
- Efficacia variabile tra 2 e 4 settimane
- Devono essere applicati regolarmente, seguendo le indicazioni del produttore
Importante: solo alcuni antiparassitari hanno effetto repellente sul flebotomo. In farmacia o in ambulatorio veterinario si deve sempre richiedere un prodotto specifico per la leishmaniosi.
Barriere fisiche e accorgimenti ambientali
- Far dormire il cane in casa o in ambienti protetti nelle ore serali e notturne (dalle 18:00 alle 7:00)
- Applicare zanzariere a maglie fitte alle aperture
- Evitare passeggiate al crepuscolo o in zone ad alta vegetazione durante l’estate
- Utilizzare ventilatori o diffusori repellenti per tenere lontani i pappataci
Questi semplici gesti possono abbattere drasticamente il rischio di punture infette.
Vaccinazione
Esistono attualmente vaccini approvati per prevenire la leshmaniosi del cane, che non impediscono l’infezione, ma riducono significativamente la probabilità di sviluppare la malattia clinica.
Vaccini disponibili in Europa:
Letifend® è attualmente l’unico vaccino disponibile in Italia contro la leishmaniosi canina.
Il vaccino CaniLeish® era precedentemente disponibile ma non è più commercializzato in Italia.
La vaccinazione con Letifend® non sostituisce l’uso di repellenti o altre misure di profilassi ambientale, come i trattamenti antiparassitari. Queste misure sono sempre fondamentali per ridurre il rischio di punture da parte dei flebotomi (i vettori della leishmaniosi). Il vaccino offre una protezione aggiuntiva, completando la strategia di difesa del cane contro la malattia.
Immunostimolanti
L’uso di sostanze come il domperidone può aiutare a stimolare una risposta immunitaria di tipo Th1, potenziando la capacità del cane di contrastare l'infezione.
- Somministrato per via orale, in cicli ripetuti sotto controllo veterinario
- Indicato soprattutto per:
- Cani a rischio elevato
- Sieropositivi asintomatici
- Animali che non possono essere vaccinati
Screening periodico e monitoraggio
Effettuare controlli periodici, soprattutto nei soggetti che vivono o hanno soggiornato in aree endemiche, è fondamentale per la diagnosi precoce:
- Test sierologici annuali
- Monitoraggio della funzione renale (esami ematici e urinari)
- Visite cliniche nei periodi di alta esposizione (primavera-estate)
I cani sieropositivi ma asintomatici devono essere monitorati attentamente e, se necessario, trattati prima della comparsa dei sintomi.
Educazione del proprietario
Un’efficace prevenzione passa anche da un lavoro informativo da parte del veterinario:
- Spiegare il ruolo del vettore
- Evidenziare i sintomi iniziali della malattia
- Motivare l’uso costante dei repellenti e delle misure preventive
- Rassicurare che la malattia non è trasmissibile direttamente all’uomo senza il vettore
Implicazioni per la salute pubblica
La leishmaniosi viscerale umana, causata anche da Leishmania infantum, rappresenta un problema di sanità pubblica in diverse regioni del mondo, inclusa l’area mediterranea. Il cane infetto, pur non essendo un vettore diretto, svolge un ruolo centrale nel ciclo epidemiologico della malattia, agendo come serbatoio primario del parassita.
Nei focolai endemici, la gestione veterinaria dei cani riduce anche il rischio per la salute pubblica, integrando la visione One Health. Questa strategia considera l’interconnessione tra salute animale, salute umana e ambiente, sottolineando l’importanza del controllo della leishmaniosi canina per proteggere la popolazione.
Zoonosi e rischio per l’uomo
La trasmissione all’essere umano avviene esclusivamente attraverso il morso del flebotomo infetto, dopo che quest’ultimo si è alimentato su un cane portatore. Non è necessaria alcuna forma di contatto diretto tra cane e uomo.
Soggetti a rischio:
- Persone immunocompromesse (es. pazienti HIV-positivi, trapiantati)
- Bambini e anziani, per la loro vulnerabilità immunitaria
- Residenti o viaggiatori in aree endemiche senza protezione individuale
Negli esseri umani, la leishmaniosi può manifestarsi in due forme principali:
- Cutanea: lesioni ulcerative persistenti sulla pelle
- Viscerale (Kala-azar): coinvolgimento sistemico, con febbre prolungata, epatosplenomegalia, anemia e rischio di morte se non trattata
Il cane come serbatoio epidemiologico
Nei contesti endemici, il controllo della leishmaniosi nell’uomo dipende anche dalla gestione dei casi canini. Un cane infetto, soprattutto se non trattato, rappresenta una fonte attiva di infezione per il flebotomo. Ogni puntura può contribuire alla diffusione del parassita nella popolazione umana e animale.
Anche cani asintomatici ma sieropositivi possono trasmettere il parassita al vettore.
Sorveglianza veterinaria e responsabilità sociale
I veterinari hanno un ruolo chiave nella sorveglianza epidemiologica della leishmaniosi:
- Identificazione precoce dei casi canini
- Segnalazione alle autorità sanitarie nei contesti regolamentati
- Educazione del proprietario sull’importanza della prevenzione
- Promozione di misure collettive: vaccinazione, controllo ambientale, uso di repellenti
L’obiettivo non è solo curare il singolo paziente, ma contribuire a interrompere la catena di trasmissione.
Strategie di controllo integrate
Le autorità sanitarie e veterinarie collaborano in diversi paesi a programmi di prevenzione e controllo. Tra le azioni raccomandate:
- Monitoraggio dei cani sieropositivi
- Campagne di sensibilizzazione per la popolazione
- Disinfestazione ambientale mirata nei focolai attivi
- Raccolta dati epidemiologici, utili a prevedere e contenere l’espansione della malattia
In Italia, la leishmaniosi canina è malattia soggetta a notifica non obbligatoria, ma alcuni comuni e regioni promuovono progetti di controllo volontario.
Etica e informazione: il rischio dello stigma
Purtroppo, la scarsa conoscenza può portare a:
- Allarmismi infondati (timori ingiustificati di contagio diretto)
- Abbandoni di cani sieropositivi
- Rifiuto dell’adozione di cani provenienti da rifugi in zone endemiche
È essenziale diffondere una cultura scientificamente corretta, che distingua tra reale pericolo e falsa percezione del rischio.
Conclusioni
La leshmaniosi del cane non è solo una patologia parassitaria: è un problema sanitario complesso che coinvolge la salute dell’animale, il benessere del proprietario e la sicurezza della comunità.
Negli ultimi anni, grazie al progresso nella diagnosi, nella terapia e nella prevenzione, abbiamo compreso che la leishmaniosi può essere contenuta e gestita efficacemente, purché affrontata con tempestività e rigore.
Il ruolo del veterinario
Il medico veterinario rappresenta il primo presidio nella lotta contro la leishmaniosi. Ha il compito di:
- Riconoscere precocemente i segni clinici, anche nei casi atipici
- Impostare iter diagnostici completi, evitando sottovalutazioni
- Guidare il proprietario nella scelta della terapia più adatta e nella gestione a lungo termine
- Promuovere attivamente la prevenzione, che oggi è la vera arma vincente
In ambulatorio, ogni cane rappresenta un nodo nella rete epidemiologica. Curarlo è anche un atto di salvaguardia per gli altri animali e per l’uomo.
La responsabilità del proprietario
Chi convive con un cane ha un ruolo determinante:
- Applicare regolarmente i repellenti
- Effettuare test sierologici periodici, anche in assenza di sintomi
- Collaborare con il veterinario nel trattamento e nel monitoraggio
- Informarsi correttamente per non cadere nel pregiudizio o nella paura
La conoscenza è protezione. Un cane sieropositivo non è un pericolo se adeguatamente seguito. L’abbandono non è mai una soluzione: è un fallimento etico e sociale.
La prevenzione come atto di civiltà
Ogni misura preventiva, anche la più semplice, contribuisce a:
- Proteggere l’individuo
- Ridurre la pressione infettiva nelle zone endemiche
- Limitare i costi sanitari, emotivi e sociali di una malattia cronica
La vaccinazione, i repellenti, la gestione ambientale e il dialogo costante con il veterinario sono strumenti che tutti possiamo utilizzare, oggi.
In sintesi:
- La leishmaniosi è una malattia grave ma gestibile.
- Una diagnosi precoce e una terapia corretta possono salvare la vita dell’animale.
- La prevenzione è efficace e alla portata di tutti.
- Il cane non è il colpevole, ma una vittima che possiamo e dobbiamo proteggere.
Conoscere la leshmaniosi del cane è il primo passo per fermarla. Curare un cane malato significa prendersi cura dell'intera comunità.
Leggi anche: Parvovirosi Cane: La guida definitiva
Articolo prodotto da GRUPPO DIGI