I Dermochelidi comprendono tartarughe caratterizzate da:
- corazza priva di placche cornee e costituita da placchette ossee di modeste dimensioni, a mosaico;
- colonna vertebrale e costole non saldate alla corazza;
- arti trasformati in ampie natatoie.
La conservazione delle Dermochelidi nei musei è un problema difficile da risolvere. Carne, pelle e persino lo scheletro, sono talmente saturi di olio che è oltremodo difficile sgrassarli. Un esemplare imbalsamato può trasudare olio per anni ed anni e continuare ad essere inzuppato di grasso.
Lo studio più accurato delle Dermochelidi è quello condotto da P.E.P. Deraniyagala, direttore del Museo Colombo di Ceylon. Egli ebbe la fortuna di trovare un nido di uova fresche e descrisse lo sviluppo dell'embrione in una serie di articoli, che comparvero sul Ceylon journal of Sciences dal 1930 in poi; e nel 1939 furono raccolti in un grosso volume: The Tetrapod Reptiles of Ceylon. Per l'Atlantico le sole notizie sono quelle antiche (del 1846) che riguardano le coste della Giamaica, pubblicate da Filippo H. Gosse in A Naturalist's Sojourn in Jamaica (1851), e una relazione del giugno 1947 per la Florida, fornita da E. Ross Allen ad Archie F. Carr, la massima autorità americana in fatto di tartarughe.
I Dermochelidi vivono esclusivamente in mare, frequentando soprattutto le acque calde tropicali. Il passaggio dalle tartarughe terrestri a scudo convesso alle tartarughe marine, mette a diretto raffronto due estremi: l'adattamento alla vita marina da una parte e quello alla vita terrestre dall'altra.