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La psicologia equina

psicologia equina

Il cavallo, al contrario di quanto comunemente ritenuto, non è affatto un animale dotato di grande coraggio e particolare ardimento. I poeti nelle loro opere ne hanno invece sempre dato una immagine distorta e sul piano psicologico tutt'altro che attinente alla realtà. Il cavallo è infatti un animale timido e piuttosto pauroso, che, se può, si sottrae volentieri alla fatica. Amante della vita tranquilla, nonostante l'addomesticamento ha conservato intatta la sua natura e il suo spiccato senso della libertà, che esprime attraverso la riaffermazione continua della propria personalità: se si è sottomesso alla volontà dell'uomo lo ha fatto solo per risolvere quello stato di insicurezza che lo caratterizza psicologicamente. Quando disarciona un cavaliere, non lo fa tanto per liberarsi di un peso incomodo quanto perché non si sente sicuro e guidato con mano decisa e questa sensazione la può valere anche il cavaliere più esperto allorché, distratto e poco concentrato, viene meno a quella funzione di stimolo e d'incitamento mediante la quale riesce a infondere sicurezza e coraggio all'animale. Le famose cariche della cavalleria consistevano in effetti nel gettare nella mischia i cavalli terrorizzati dalle grida e dal fragore delle trombe: infatti l'animale, non essendo dotato come si è detto di una vista molto buona, fuggiva per sottrarsi al pericolo che riteneva presente alle sue spalle, trovandosi poi all'improvviso coinvolto nello scontro.


Dobbiamo ricordare che i mezzi di difesa di cui il cavallo dispone consistono nel mordere, nel tirare calci o zampate, ma soprattutto nella fuga, ed è proprio questo lato del suo carattere che faceva erroneamente ritenere il cavallo molto coraggioso e particolarmente impavido sui campi di battaglia.
A parte questo suo timore innato e questa sua timidezza atavica, il cavallo è un animale intelligente e sensibile, di indole buona e molto paziente nei confronti dell'uomo, ma è dotato di buona memoria e non dimentica le sofferenze patite e i maltrattamenti subiti, specie all'atto della doma, per cui a distanza di anni è in grado di ricordare cose, luoghi e persone legati nella sua mente a ricordi spiacevoli. Accetta una punizione inflittagli a ragion veduta, ma se data a sproposito la rifiuta, inasprendosi. Quei soggetti che vengono definiti cattivi, altro non sono che animali sottoposti in passato a violenze psichiche e materiali da parte dell'uomo. Nonostante ciò, la maggior parte di questi soggetti possono essere recuperati con la pazienza e con la dolcezza e riacquistano fiducia nei confronti di chi li governa e dedica loro le proprie attenzioni. Con l'uomo il cavallo è particolarmente paziente e docile, ma questa sua disponibilità è condizionata a un trattamento fermo e deciso e nello stesso tempo premuroso e pieno di cure. Ed è proprio questo senso di protezione nei suoi riguardi che lo lega affettivamente all'uomo.


Quanto abbiamo esposto si riferisce ovviamente al comportamento del cavallo in generale; sul piano individuale si possono riscontrare non pochi lati del carattere che concorrono a delineare la personalità del soggetto. Esistono infatti cavalli pigri, altri generosi e combattivi, alcuni insofferenti e irritabili, altri ancora flemmatici. Inoltre, possiamo riscontrare soggetti curiosi o indifferenti, diligenti e obbedienti o testardi e capricciosi. In fin dei conti, possiamo dire che tutte le virtù e i difetti dell'uomo sono riscontrabili anche nel cavallo, cosi come i sentimenti più disparati, dall'amore all'odio, dalla riconoscenza al rancore.
L'intelligenza del cavallo è dimostrata dalla sua capacità di ragionare, di discernere e decidere il suo comportamento sulla base delle proprie esperienze. Un'ulteriore prova della sua capacità intellettiva è anche data dal fatto che riesce a comprendere e interpretare la parola dell'uomo, specie dal tono e dall'inflessione che questi usa. La voce dell'uomo risulta particolarmente gradita a questo animale che, se innervosito o impaurito, si tranquillizza con la voce del cavaliere.


Nei confronti dei suoi simili il cavallo nutre sentimenti di simpatia e di antipatia piuttosto spiccati. A questo proposito possiamo citare il caso di Ribot, il grande campione di corsa, che non dimostrava particolare simpatia per i rappresentanti della specie equina, ma era legato da sentimenti di vera amicizia nei confronti di un suo compagno di scuderia, Magris, molto meno celebre di lui. In tutte le sue trasferte all'estero, sugli ippodromi inglesi e francesi, il proprietario era costretto a portare il suo inseparabile amico per assicurargli un'indispensabile condizione di tranquillità. Anche allo stato brado si può rilevare questa tendenza, che nel gruppo è piuttosto spiccata.
I cavalli comunicano tra loro attraverso l'emissione di suoni, che si possono distinguere in gemito e nitrito. Il gemito consiste nell'emissione di un suono breve e flebile, di tonalità bassa, ed esprime una sensazione di dolore; il nitrito presenta invece alcune diversificazioni che manifestano stati d'animo differenti. L'emissione di suoni acuti e prolungati, che si ripetono con una certa frequenza, sono espressioni di allegria, mentre rilevano uno stato di collera se acuti e brevi. Se il nitrito è caratterizzato da suoni che si prolungano, terminando con suoni bassi e frequenti, vuole esprimere una manifestazione di desiderio, mentre se è breve e di tonalità bassa, quasi stentato, rivela uno stato di timore
Nei confronti degli altri animali il cavallo è abbastanza socievole, in particolare riguardo il cane e alla capra. Molto spesso, per tranquillizzare alcuni soggetti dal temperamento nervoso, si è soliti dar loro per compagnia una capretta, che viene posta nel loro stesso box.

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