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L'epilessia nei gatti: diagnosi e terapia

L'epilessia nei gatti: diagnosi e terapia

L'epilessia nei gatti:  un'analisi sull'aumento delle diagnosi e delle possibilità di trattamento 
Le patologie neurologiche degli animali, in questi ultimi anni, sono sicuramente molto più frequenti che in passato, ma per fortuna sono anche più facili da diagnosticare, sia per le nuove apparecchiature a disposizione del medico veterinario, sia per la maggiore attenzione dei padroni di fronte a sintomi che prima venivano presi in considerazione solo raramente.

L'epilessia nei gatti: cause e diagnosi
Per un corretto approccio diagnostico, infatti, è importantissimo che il padrone vegli costantemente sul suo amico animale, in modo da segnalare immediatamente l’insorgere di sintomi neurologici al medico. E’ indubbio ed indiscusso che, spesso, cani e gatti assorbono come spugne le nevrosi dei loro padroni, diventando essi stessi ansiosi e indifferenti; queste problematiche, inoltre possono essere aggravate da alcune abitudini dei padroni che tendono a viziare i loro animali concedendo loro di diventare dominanti in casa. In alcuni casi, proprio per questo motivo, l’animale, non riconoscendo più l’autorità del padrone, tende a ribellarsi e a diventare aggressivo anche nei suoi confronti.

Questi fenomeni di ansia, uniti a manifestazioni secondarie come ad esempio un forte spavento, luci intermittenti ed alterazioni fisiologiche, in alcuni casi possono creare le condizioni per una iperattività delle cellule nervose cerebrali che può sfociare in una crisi epilettica. Un’attenzione particolare dovrebbe essere riservata anche all’alimentazione del soggetto, poiché molte volte gli alimenti sbagliati possono portare anche a disturbi che si manifestano con una sintomatologia di origine neurologica.

Oggi, l’epilessia è una sindrome che si riscontra spesso, in quanto i casi sono in continuo aumento e si presentano con sintomi disparati, il più delle volte simili a quelli di altre patologie. Effettuare la diagnosi di epilessia, quindi, non è semplice. La malattia si divide in due grosse categorie:grande e piccolo male; si parla di grande male quando i sintomi sono molto violenti e il soggetto può arrivare anche alla perdita di conoscenza, con tremiti violenti ed occhi rivolti verso l’alto, mentre il piccolo male si manifesta con la classica crisi di assenza.

Per quanto concerne le cause, invece, le epilessie si dividono in due grosse categorie: epilessie primarie od idiomatiche ed epilessie secondarie. Le prime sono di solito dovute a cause genetiche o metaboliche, di cui non c’è ancora una completa conoscenza. Le seconde sono legate ad alterazioni scatenanti come tumori, encefaliti, sclerosi, emorragie e eventuali altre patologie a carico del sistema nervoso. La maggior parte dei soggetti arriva alla visita con una sintomatologia di vario tipo: tremiti di varia intensità, scialorrea (cospicua ed incontrollata salivazione), nistagismo (tremore del bulbo oculare nella sua orbita) e, nei casi più gravi, con convulsioni e perdita di conoscenza e perdita del controllo degli sfinteri.

Stabilire la causa scatenante dell’epilessia è fondamentale per la diagnosi differenziale fra grande e piccolo male. I pazienti che presentano i sintomi sopraindicati devono essere sottoposti dal medico veterinario ad una serie ben precisa di test, i primi dei quali dovrebbero essere i test infettivi. Con essi, si può verificare nei cuccioli la positività al cimurro che, scatenando un danno cerebellare grave, potrebbe confermare un’epilessia di tipo primario. Il cimurro, però, può creare problemi gravi pur nel caso in cui i cani abbiano superato la malattia, perché potrebbero aver portato conseguenze croniche al sistema nervoso e perciò un’epilessia di tipo secondario. Altri test importanti dal punto di vista delle malattie infettive comprendono anche i test per Leishmaniosi ed Erlichiosi che potrebbero comunque determinare alterazioni generali degli organi, con la conseguente possibilità di scatenare il piccolo male. E’ indispensabile effettuare oltre i test sulle malattie infettive, uno screning completo per verificare il corretto funzionamento di tutti gli organi del soggetto. Il metodo più preciso è quello di eseguire la tac o la risonanza magnetica che mettono bene in evidenza eventuali danni a livello delle strutture intracraniche, dando il giusto indirizzo diagnostico e di conseguenza terapeutico.

L'epilessia nei gatti: terapia
Una volta eseguita la diagnosi, la terapia è consequenziale ed è di fondamentale importanza somministrare i medicinali con tempestività all’insorgere di una crisi nervosa di tipo epilettico, in quanto, durante lo svolgersi della stessa, molte cellule cerebrali possono andare incontro alla morte, causando nel tempo, danni che a volte possono rivelarsi davvero molto seri. La terapia va iniziata in modo graduale e allo stesso modo deve essere regolata in diminuzione o interrotta; questo perché dev’essere elaborata e monitorata per ogni singolo animale poiché la risposta ai principi attivi è sempre molto soggettiva. Il medico veterinario ha una vasta gamma di farmaci fra cui individuare quelli più efficaci a seconda del tipo di problema: Fenobarbital, Primidione, Bromuro di potassio, Felbamato o Gabapentina. Nei casi di "status epilepticus", cioè di una attività convulsiva con frequenza tra le crisi di non più di 30 minuti, possono essere somministrati farmaci con i seguenti principi attivi: Diazepam, Midazolam o altri come benzodiazepine (clonazepam, clorazepato, lorazepam) oppure Fenobarbital o Pntobarbital.

È importante chiarire che i farmaci antiepilettici non sono curanti, in quanto non eliminano la malattia, ma tendono ad ottenere una stabilità delle membrane delle cellule nervose, controllando il più possibile le scariche elettriche spontanee che scatenano la crisi. Il compito dei medicamenti, quindi, è di attenuare i sintomi dell’epilessia, permettendo un notevole miglioramento della qualità della vita dei nostri amici animali.

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